L’importanza dell’allattamento materno per l’alimentazione del neonato è un dato ormai scontato e anche negli ospedali pubblici si incentiva l’allattamento al seno e si organizzano le Banche del latte umano donato. La Toscana è all’avanguardia nel settore, tanto da aver creato la “ReBlud”, ovvero la rete delle banche del latte umano donato. L’Ospedale Versilia ha una propria banca del latte, che fa parte delle rete regionale e si trova all’interno del reparto di neonatologia. La Banca, della quale è responsabile la dotttoressa Ilaria Merusi, è stata voluta e finanziata dall’associazione Piccole Stelle. E’ per questo che nell’Auditorium del “Versilia”si è tenuta una conferenza proprio sul tema del latte umano.
Oltre a parlare delle banche del latte e del loro funzionamento, sono stati esposti i risultati di una ricerca finanziata dalla Regione Toscana, denominata “Women” (Women Milk Engaging Natural) da Paolo Berni, docente dell’Università di Pisa, dipartimento di Scienze dell’Uomo e dell’Ambiente, una ricerca che voleva indagare le caratteristiche chimico-nutrizionali del latte materno, l’influenza dei giorni di allattamento e soprattutto dell’alimentazione delle madri.
Al lavoro hanno partecipato Andrea Serra e Marcello Mele, docenti del Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema dell’Università di Pisa, che si sono avvalsi della collaborazione dell’Ospedale Versilia, con il reparto di neonatologia guidato da Luigi Gagliardi e dell’Ospedale Meyer di Firenze.
Sono stati analizzati i latti di 134 mamme (78 del Versilia, 56 del Meyer), dal colostro fino a cinque mesi di età del bambino (circa 25 per ogni classe), e sono state raccolte informazioni, tramite un questionario dietetico, su quello che le mamme avevano mangiato la settimana prima.
Il risultato è una grandissima variabilità nel contenuto di grassi nel latte femminile. E’ stato rilevato il basso contenuto di acidi grassi “trans”, cioè quelle dannose sostanze che si trovano nei grassi vegetali idrogenati come margarine, prodotti da forno, ecc. e viceversa, l'alto contenuto di olio di oliva, e il subottimale contenuto di acido arachidonico (AA).
Emergono poche differenze tra le madri della Versilia e quelle provenienti dal Centro-Toscana, in Versilia si nota un maggiore consumo di pesce e quindi è superiore nel latte la presenza di acidi omega-3, tra cui il DHA (acido decosaesaenoico).
Dunque c'è un rapporto tra la composizione del latte materno e la dieta della mamma? La risposta è indubbiamente affermativa. E conseguentemente si possono perciò ridurre elementi "critici", come appunto gli "acidi grassi trans", e in generale la ricerca ha dimostrato che si può migliorare la qualità del latte, intervenendo verso i lipidi (grassi), che sono quelli di gran lunga più variabili da mamma a mamma.
Alle mamme che hanno partecipato alla ricerca regionale è stato consegnato un attestato di ringraziamento.